Gian Andrea Cavalleri
In questa ediziona lasciamo spazio all’esperienza di uno dei veterani del tifo grigio: Gian Andrea Cavalleri. Iniziamo subito.
Da quanto vieni allo stadio? Ricordi la tua prima volta al Moccagatta?
«Certo che me la ricordo, era il 25 marzo del 1973, Alessandria 1-0 Belluno. Non ricordo l’autore del gol, ma ricordo invece il portiere avversario, Bubacco, che quando alzava un braccio superava con la mano la traversa, tanto era alto. Posso garantire con orgoglio e sincerità che da quel momento non ho MAI più smesso di andare allo stadio.»
Cosa significa per te essere tifoso e, soprattutto essere Grigio?
«Essere tifoso secondo me si associa più a uno stile di vita. Invece essere grigio… Beh, Grigio lo si è nel sangue. Per entrambe i casi, però, è un impegno quotidiano, un pensiero che tutti i giorni ti assale e ti porta via dal mondo. È inutile dire che appena si compra un giornale, la prima pagina che si va a cercare è quella dei Grigi.»
La partita più bella e la partita più triste a cui tu abbia assistito?
«La partita più bella è stata sicuramente Salernitana-Alessandria play off. Per tutto quello che ne era stato del viaggio, della tensione. Eravamo partiti alle quattro di notte. E poi avevamo passato l’ultima mezz’ora della partita a cantare ‘DinDin’. La partita più brutta, ti coglierò di sorpresa, per me è stata Alessandria 0-3 Sangiovannese, era il 2002. All’andata in trasferta avevamo vinto 0-1, non mi aspettavo un risultato così devastante. Anche la prestazione era stata pessima.. Il mattino dopo ero talmente amareggiato che non riuscivo ad alzarmi dal letto per andare a lavorare.»
La trasferta più dura?
«Prato-Alessandria 5-1. Sul 4-0 si era anche messo a piovere. Era la famosa trasferta delle cinquanta torce, che avevamo rotto a metà tanto da sembrare in cento. Avevamo fatto una bella sfacchinata, perdere sotto la pioggia e in quel modo era stato davvero davvero brutto.»
Il più grande sacrificio che hai fatto per i Grigi?
«Il più grande sacrificio non esiste. Per i Grigi non esistono sacrifici. I Grigi prima di tutto, sopra tutto. Non c’è mai stata nessun’altra tentazione, nessun’altra passione, nessun altro amore. Solo i Grigi!!»
Quale coro porti nel cuore e perché?
«Il coro che porterò per sempre nel cuore è ‘Quando al ciel si alzeran le bandiere e i tamburi torneranno a rullar, dalla curva un solo grido si alzerà: Alessandria vinci per noi ultrà’. Di cori belli ce ne sono tanti, anche l’ultimo new entry è carina (‘Sono talmente deficiente che non so stare senza te, scorre alcool nelle vene, tifo Alessandria alè’) Ma io sono cresciuto con ‘Quando al ciel si alzeran le bandiere’ ed é il coro degli ultras Grigi per eccellenza. Al mio primo posto c’è sicuramente quello.»
Come vedi il percorso di Di Masi?
«Un pazzo. Un personaggio che non c’entra nulla con Alessandria; con la situazione economica in Piemonte, e in modo speciale in Alessandria, viene a fare un investimento del genere. Noi lo abbiamo notato in una foto con la sciarpa grigia in mano mentre cantavamo un coro a Casale, durante una partita di coppa Italia. Tutti i tifosi di calcio vorrebbero un presidente così. Sappiamo tutti per certo che se sbaglierà qualche mossa, sarà solo ed esclusivamente per il bene dell’Alessandria.»
Un commento su questo match contro il Novara.
«Sarà una bella partita, dobbiamo rivendicare quel 3-1 quindi ci daremo da fare. C’è tanta fiducia, noi ci crediamo. Speriamo di portare allo stadio un po’ di persone. Facciamo sentire a questi ragazzi qual è il vero calore Grigio. Di pronostici non me la sento di farne, troppo preso emotivamente! Solo una cosa é certa: tutti al Moccaaa!»