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Abbazie: tra cielo e terra

 

Il chiostro dell'abbazia di Cadoiun
Il chiostro dell’abbazia di Cadoiun

Le abbazie hanno il potere di condensare secoli di storia e testimoniano, del buio medioevo, il cammino verso la luce, spesso oscurato dal mistero, dagli spaventosi segreti e dalle tentazioni in cui gli uomini, si perdevano. Quando varco la soglia di un’abbazia, di qualsiasi dimensione o architettura sia, di qualsivoglia ordine monastico essa appartenga, essenziale  o ricca di decorazioni sia stata ideata , mi sento assalire da un’improvvisa sensazione di pace, di ristoro dell’anima, di serenità.

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Saranno i luoghi in cui sorgono, oasi nel mondo, immerse nel verde delle colline, sperdute tra i boschi, circondate dal mare, o quelle costruite con uno sforzo maggiore, fin su, sulla cima delle montagne, a infondere nel mio animo la calma per   abbandonarmi al divino silenzio. Assaporo quell’aura mistica di cui il luogo è pervaso; improvvisamente proiettata in una dimensione quasi cosmica intrisa di spiritualità. Un non-luogo in cui lo spazio e il tempo sono regolati da leggi universali, basate sull’ordine naturale delle cose. Nel ciclo perpetuo della natura l’uomo ritrova i più elementari valori dell’esistenza, li vede con chiarezza espressi nella vita di un fiore, nell’abbondanza di un raccolto e il lavoro dei monaci riproduce appunto il prodigio della natura nelle mani dell’uomo. Lo si vede nel giardino coltivato a frutteto dell’Abbazia di Vezzolano, che ho recentemente visitato, dove vi è un vasto meleto o in  quella di Camaldoli in cui esiste una erboristeria che prepara da tempo immemore tisane e unguenti o in quella di Leffe in Belgio dove i monaci coltivano orzo e luppolo destinati a diventare una delle birre migliori d’Europa.

E’ nei chiostri però che si esprime la quintessenza della bellezza. Resto sempre impressionata dall’intimità di questo spazio e dedico sempre più tempo a contemplare il piccolo giardino incastonato tra i viali e gli archi di pietra. Percorro più volte, in estasiata adorazione i corridoi soffermandomi sulle opere d’arte che li adornano. Un ambiente adatto alla meditazione, immerso nella pace assoluta. Nel chiostro di Cadouin nella Francia del Sud, le pareti, incise nella pietra calcarea sono un libro aperto sui peccati e sulle virtù umane. Sui portoni e dal soffitto, blasoni e ciondoli allegorici,  forniscono una chiave di lettura sui temi più toccanti e blasfemi dell’uomo per poi riportare l’attenzione alle pareti su cui è indicata la strada della redenzione. Il chiostro dell’Abbazia di San Fruttuoso invece ha il mare come sfondo. Si arriva soltanto dal mare, con una piccola barca a motore dalla costa e  solo il tragitto per arrivarci moltiplica di gran lunga l’effetto. Quando l’Abbazia emerge dalla spiaggia pare di toccare le sponde del paradiso. Il chiostro di Santa Chiara a Napoli impressiona per le pareti interamente decorate di piastrelle di maiolica su cui sono rappresentate scene della vita quotidiana dell’epoca.

L’atmosfera celestiale in cui le abbazie sono immerse, sospese tra terra e cielo mi trattiene con forza. Andarmene da questi luoghi governati da un tempo indefinito è sempre molto difficile, proprio quando il mio essere è più spirito che carne,. No, ho bisogno ancora di restare. Ho bisogno di recitare una preghiera dinanzi all’altare. Lo devo a me stessa: mi infonde sicurezza. Prego per me e per i miei cari e suggello questa mia preghiera accendendo una candela. La fiammella mi conforta e mi lava l’anima e nella penombra dell’abbazia tutt’intorno la spiritualità si accende.

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