Pavia: un esempio da seguire?

In quattro mesi il Pavia, prossimo avversario dell’Alessandria, ha attuato una vera e propria rivoluzione.
A maggio ha chiuso il campionato di C1 all’ultimo posto (non erano previste retrocessioni) ed oggi si trova in vetta alla classifica di Lega Pro, con ambizioni, quanto meno, di Play-off.
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Cosa è successo?
Sono arrivati i cinesi.
Proprio così: con la mediazione, si dice, di Mister Lippi, a luglio la squadra lombarda è diventata proprietà della Pingy Shanghai Investment
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Qualcuno ha subito mostrato scetticismo: invece non è stata sbagliata una mossa, perché all’investimento economico (con soldi veri, non come capita spesso nel mondo del calcio nostrano) si è accompagnata la scelta delle persone giuste al posto giusto. Gente, cioè, ambiziosa e preparata.
Non solo, ma il progetto prevede investimenti anche nel mondo extrasportivo, con la valorizzazione di altri settori dell’economia locale: il pavese è un territorio che può offrire molto.
Che giudizio dare? Pecunia non olet (il denaro non ha odore), dicevano i padri latini. Se poi gli investimenti sono accompagnati da competenza e capacità di valorizzare i prodotti, ben vengano.
Certo, è un altro segno dei tempi che cambiano: nel pallone non conta più il cuore, solo i soldi. Di Masi, da questo punto di vista, è una rilevante, ottima eccezione. L’economia italiana, come dimostra anche la massima divisione, fatica a stare al passo di altri paesi anche in fatto di calcio e il nostro non è più il campionato più bello del mondo.
Allora, ben vengano i cinesi, ma l’Italia continua a perdere pezzi. Brutto segno, anche se, per i tifosi, alla fine, contano solo i risultati.
Massimo Taggiasco