Hurrà Grigi

Quindicinale di calcio e non solo

souvenir de paris

parParis c’est toujours Paris. Una celebre frase per una città il cui fascino ha conquistato il mondo intero. A catturarci ancor più dei musei e degli edifici solenni è la sua anima  romantica e sensuale, curata e preservata dagli stessi parigini, abili conservatori. Non a caso, Parigi incanta per quell’atmosfera fissa nel tempo, per quell’aria bohemienne che contraddistingue i suoi locali all’aperto, per il mistero in cui è avvolta, celato tra le figure antropomorfe della cattedrale, che appese e protese, guardano in giù, divorando, con fauci spalancate, la folla. Sono angeli caduti ed esseri mostruosi, scolpiti per far spavento e promettono a chi li osserva, enigmi e profezie indicibili. Parigi è nota anche per le sue ambientazioni noir, che, neanche a dirlo, si manifestano passeggiando in un boulevard o lungo le sponde della Senna, in quelle sere d’autunno in cui la nebbia offusca i lampioni, creando una sensazione di dejà vu, o forse è soltanto la trama di un libro di Simenon a riaffiorare. Infine c’è la Parigi dell’arte e della pittura, quel richiamo contagioso che ancor oggi spinge molti artisti squattrinati a cercar fortuna nella Belle Ville, sulla scia del fiorente filone pittorico impressionista nato intorno la metà dell’ottocento. Parlando di pittori e di pittura non possiamo eludere Montmartre: il quartiere in collina eletto a luogo degli artisti. Oltre alla bella vista sull’intera città, l’appuntamento è nella deliziosa piazzetta. Una collana di pittori e disegnatori, siedono attorniati dagli attrezzi del mestiere: cavalletti, tavolozze, pennelli, china e colori.  L’insieme è gradevole e suscita un’emozione improvvisa. Tanti pittori all’opera non si sono mai visti, ognuno con il proprio manifesto. C’è chi dipinge paesaggi attingendo da una cartolina, chi disegna scorci, cogliendo dalla luce e dalle stagioni, quei visibili cambiamenti per poi trasferirli sulla tela e poi c’è chi ritrae volti e sono davvero in molti. Infatti chi sale a Montmartre il più delle volte lo fa, per regalarsi un ritratto, un souvenir eseguito appunto nel cuore di Parigi. Tuttavia l’abilità dei ritrattisti non è quella sperata, la loro bravura non mi convince e solo dopo me ne rendo conto, osservandoli più attentamente, durante la realizzazione delle opere. E pensare che di primo acchito tutto mi pareva perfetto: la piazza, i pittori, le tele i colori. Attribuivo alla gestualità di quelle mani, ai loro movimenti che volteggiavano sulla tela, alle dita che sfumavano i colori e i contorni di volti sconosciuti, incomparabili tocchi d’artista. L’entusiasmo mi abbagliava e persisteva in me, lo stupore di trovarmi dentro a  quella cornice meravigliosa, in cui ero. Attonita, guardavo, all’opera  quel raduno di artisti, richiamati dalla fortuna e dal successo che altri, prima di loro, avevano raggiunto. All’improvviso li vedevo trasfigurati nei grandi pittori del passato, senza  discernere il vero dal falso, l’artista dal ciarlatano. Così come d’impeto era nato l’entusiasmo, altrettanto rapidamente si affievoliva, man mano che approfondivo la loro reale vocazione artistica. Scopro, però, soltanto quando è troppo tardi, che la loro mano non è in grado di esprimersi liberamente, bensì scopiazza da volti prestampati ai quali aggiunge elementi reali sul soggetto che ha di fronte. Quel che ne vien fuori è un volto che non riconosci come te stesso, se non per qualche vaga somiglianza:  taglio di capelli o di occhi, ma per il resto il ritratto che appenderai alla parete, una volta a casa, non sarai tu, ma un perfetto sconosciuto. Un po’ quello che è successo alla mia figliola, Sofia. Colta dall’atmosfera della piazza, da cui indirettamente godono di notorietà artistelli sovrastimati, ha accolto l’invito di un pittore Voulez-Vous un portrait mademoiselle? E si è messa in posa. Si è seduta e prima di restare immobile, ha voltato lo sguardo come le indicava l’artista dell’est, a sentire dall’accento! Ora quando passa accanto alla parete in cui è affisso il suo souvenir, vi posa lo sguardo ed esclama: ma sono proprio io, quella?

 

Continua a leggere l'articolo dopo il banner

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *