peggio di così, non poteva finire
Peggio di così non poteva finire. Al termine di un girone di ritorno da incubo, l’Alessandria ha detto addio ai play-off con l’ennesimo pareggio casalingo. La sfortuna ci ha certamente messo lo zampino, perché tre legni in una sola partita sono quasi un record, ma non si può imputare questa disfatta solo alla dea bendata. Questo tracollo ha molti padri e molte spiegazioni. Proviamo a indicarne qualcuna. In primo luogo, il D.S. Magalini, ormai additato come il primo imputato. In estate sembrava fosse arrivato il Messia, invece, forse, aveva lavorato meglio il suo predecessore, dal momento che molti dei giocatori della passata stagione hanno costituito l’ossatura della formazione titolare di questa annata, però coi risultati che si sono visti. E adesso ci ritroviamo con pochi elementi su cui puntare per ripartire. Inoltre, non dobbiamo dimenticare che è stata costruita la formazione con l’età media più alta del girone: che sia questa una delle ragioni del crollo nella seconda fase del campionato? Chi si è occupato della preparazione atletica? Perché la squadra ha smesso di correre e di giocare chiudendo il campionato in una condizione di totale tracollo fisico? E gli acquisti del mercato invernale? Solo Morero si è rivelato all’altezza. E il caso Guazzo? Potevano anche dargli la condanna alla pena capitale, dal momento che punizioni più pesanti non se ne potevano infliggere. Chi sbaglia deve pagare, ma il giudice può anche graduare le pene. Oppure si cerchino sostituti all’altezza, funzionali al gioco della squadra. Altro grande imputato è Mister D’Angelo: lo si sarebbe potuto sostituire dopo la gara casalinga contro l’Albinoleffe, ma non si è avuto il coraggio di farlo. La squadra aveva bisogno di una scossa violenta (il Pavia ha sostituito il Mister alla penultima di campionato) ma nessuno si è voluto prendere la responsabilità dell’esonero. E, a questo punto, diciamo che anche il Presidente ha le sue responsabilità: serve esperienza, però nessuno deve considerarsi l’Unto del Signore. Gli saremo per sempre grati di aver preso le redini dell’Alessandria in un momento difficilissimo, salvando la società da un altro fallimento. Però, prima si fa il Presidente, poi il tifoso: col cuore, nel mondo del calcio, un mondo di squali, non si va da nessuna parte. Ci è piaciuta la politica di marketing, ma anche questa deve stare in secondo piano. Più scrivania, meno curva. Una nota positiva resta: il tifo. Il grande cuore grigio è tornato a battere forte, in casa ed in trasferta. Anche noi tifosi potevamo e dovevamo dare di più (ancora troppi spazi vuoti al Moccagatta per la sfida decisiva contro il Venezia) però ora è chiaramente iniziata un’altra storia. Il prossimo si annuncia come un campionato difficilissimo anche perché questa squadra deve praticamente essere rifondata quasi completamente: facciamo un progetto concreto, basato sui giovani e non sui “senatori”. Bisogna ripartire ragionando con la testa e non (soltanto) con il cuore.