Aureliano Camurati: «Prima o poi fonderò un Club»
Aureliano Camurati è la prima faccia da curva della nostra stagione. Questo signore, ha un attaccamento al grigio davvero speciale e secondo in un luogo di orgoglio e fede non c’è spazio per le critiche e il pessimismo. Ora però la parola la lasciamo a lui.
Aureliano, da quanto vieni allo stadio? ricordi la tua prima volta al Moccagatta?
Continua a leggere l'articolo dopo il banner
«La mia prima volta al Moccagatta è stata nel gennaio del 1947: Alessadria-Torino 2-0. Il campo era allagato, non c’era la rete ma nessuno aveva superato la linea di demarcazione del campo. La partita era stata un successone ma a Torino al ritorno ne abbiamo presi dieci…»
Cosa significa per te essere tifoso?
«Essere tifoso è come l’alcool nelle vene e sono orgoglioso di essere riuscito a trasmettere la mia passione a mia nipote Gioia che quest’anno ha fatto insieme a me l’abbonamento. Per me essere tifosi significa anche essere fedeli a prescindere e una delle cose che mi irritano di più sono i così detti gufi: l’anno scorso infatti ho sfoggiato un mio striscione che recitava appunto ‘Stop ai gufi’, perché certe passioni vanno oltre alla praticità delle cose e chi ha la lingua troppo lunga dimostra subito di non essere legato ai Grigi nel modo giusto.»
Continua a leggere l'articolo dopo il banner
La partita più bella e la partita più triste?
«Parto dalla più triste: Alessandria-Treviso 0-4, partita piuttosto recente: nei primi venti minuti abbiamo preso quattro gol e mi sono sentito umiliato, è stata l’unica volta in cui ho sbraitato contro i miei giocatori. Era la squadra di Artico, Servili, ecc… E io ho addirittura chiesto ai giocatori del Treviso seduti vicino a me di smetterla perché stavo davvero soffrendo troppo. La più bella invece è stata Alessandria-Arsenal Taranto 9-0: non solo per i tantissimi gol segnati ma per la grinta e la supremazia che avevamo dimostrato in quei novanta minuti. È il ricordo più bello che ho!»
A quale coro sei più affezionato?
«Il mio coro preferito è ‘Noi abbiamo i Grigi nel cuore’. Non c’è riassunto migliore della nostra essenza… E poi quando ho iniziato io a vedere l’Alessandria i cori non venivano ancora cantati e sinceramente preferisco di gran lunga il tifo di oggi: è vero che molte volte la parola ‘tifo’ viene accostata alla parola ‘violenza’, ma noi Grigi fondamentalmente siamo buoni, le controbattute alle altre tifoserie sono lecite ed è bello anche scaricare la tensione in questo modo, senza cadere però nell’esagerazione. Adoro i cori e adoro la mia curva quando canta, mi emoziono tantissimo.»
La tua trasferta preferita?
«Spezia-Alessandria 1-1, ricordo Fontana e un suo gol fenomenale da 30 metri. Purtroppo però ho dovuto abbandonare le trasferte, ho una certa età e la mia famiglia ha bisogno di una mano: faccio fatica a fare viaggi troppo lunghi e mi stanco facilmente ma con il cuore è come se fossi lì al fianco della mia Alessandria.»
Cose ne pensi invece di questo calciomercato?
«Ci siamo mossi benissimo, ogni ruolo è occupato da due alternative, abbiamo un presidente fantastico che merita anche più della Serie B ma facciamo un passo alla volta. La mia estrema fedeltà a questa maglia mi ha portato all’idea di creare un club chiamato ‘50 sfumature di grigio’ che comprendeva appunto 50 persone che a modo loro vedono e vivono l’Alessandria in modo particolare… Alcuni miei conoscenti mi hanno frenato cercando di farmi accartocciare questa idea, ma giuro che prima o poi lo fonderò!»