Mazzeo: “Ci sono state un paio di situazioni in cui potevo tornare ad Alessandria”
Questa settimana la redazione di Hurrà grigi ha incontrato Lorenzo Mazzeo, attaccante dell’Alessandria nelle stagioni 1989/90 e 1990/91.
Mazzeo, quali sono i suoi ricordi delle due stagioni in cui è stato giocatore dell’Alessandria?
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La prima annata, in cui ho vestito la maglia dell’Alessandria, non è stata delle più belle in quanto, approdando dal Casale fui contestato dalla tifoseria e, come succede spesso nel calcio, si deve dimostrare, quotidianamente, l’attaccamento alla maglia. Dal primo giorno non ho sentito la fiducia dell’ambiente in cui mi ero trasferito.
Già dal primo allenamento, da quando misi piede per la prima volta al Moccagatta, fui contestato. Non è una cosa bella per un atleta che giungeva da un cambio di casacca. Successivamente ci sono state delle circostanze, non favorevoli, per l’annata, dovuta alla tipologia di squadra che è retrocessa in Serie C2.
Invece, nella seconda stagione ci fu grande difficoltà iniziale, I tifosi continuarono a contestarmi, ma, a differenza della prima annata, ho avuto la fortuna di trovare una persona squisita come allenatore: ovvero Tato Sabadini che mi ha dato la massima fiducia: grazie a lui si è creata una splendida annata.
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Dal punto di vista professionale, sicuramente, la seconda annata è stata migliore della prima.
Torniamo all’estate 1989, dopo Casale come mai la scelta di andare ad Alessandria?
Quando si è un calciatore professionista si valutano le offerte che giungono ad un giocatore. All’epoca mi sembrava la scelta più giusta: andare a giocare in una piazza bella ed importante come Alessandria. A Casale si erano create situazioni problematiche, con il Presidente, che mi avevano fatto prendere la decisione di andare a giocare nell’Alessandria: se tornassi indietro rifarei di nuovo la stessa scelta.
Nella stagione 1990/91 ha realizzato dieci reti: una media realizzativa alta.
Purtroppo inizialmente ci sono state diverse problematiche: ricordo che eravamo sette ragazzi messi fuori rosa: quando si perde il ritiro estivo si perde una buona parte della stagione. Non ero messo bene a livello fisico. Avevo fatto una richiesta alla Federazione di essere reintegrato in rosa ed avevo avuto risposta positiva. La squadra si allenava a San Michele, ma continuavano ad esserci varie problematiche: ho dimostrato, nonostante tutto, grande professionalità. Ebbi una contestazione quando andammo in trasferta a Sarzana, la prima giornata di campionato. Fui nuovamente contestato quando giocavamo al Moccagatta: nel momento in cui il tifoso nutre rivalità nei confronti di una tifoseria a rimetterci è sempre il giocatore. Ricordo che parlando con il mister, Tato Sabadini, chiesi di essere ceduto ma trovai un allenatore che mi convinse a non lasciare la maglia grigia. Io, avendo la fiducia del tecnico, diedi più di quello che potevo dare. Il primo gol lo feci in casa, al Moccagatta, contro il Pontedera, il gol del vantaggio, sotto la Gradinata Nord ma perdemmo la partita per due svarioni difensivi 1-3. Feci gol anche nella gara successiva contro l’Oltrepò, realizzando la rete del vantaggio. Da quel momento diventai un idolo per i tifosi grigi.
Estate del 1991 come mai dopo le due stagioni ad Alessandria ci fu l’approdo al Licata?
Ci fu, ad Alessandria, il cambio di proprietà a livello societario. Io rientravo nella gestione precedente presieduta da Gino Amisano che aveva venduto la proprietà a Vittorio Fioretti. Feci il ritiro estivo ad Asti ma le due componenti societarie non si misero d’accordo e rimasi ad Alessandria fino alla fine di novembre. Mi allenavo dal martedì al sabato e alla domenica rientravo a casa: gli altri giocavano e io mi allenavo. Mi toccò andare via da una grande squadra e approdai a Licata. Avevo fatto tanto per meritarmi la fiducia della tifoseria e poi, per problematiche non mie, ci rimisi.
Ha seguito l’Alessandria degli ultimi anni? Che opinione si è fatto?
Seguo sempre le vicende dei grigi. Il grande rammarico è stato la mancata promozione, in Serie B, quando l’allenatore era Piero Braglia. Il calcio è balordo. Vedo che tanti tifosi patiscono questa situazione, in cui la squadra non riesce ad ottenere la promozione in Serie B. Sono convinto che presto l’Alessandria raggiungerà la categoria superiore. Vedere il Moccagatta vuoto è un po’ triste.
Cosa c’è nell’attualità di Lorenzo Mazzeo?
Sono rimasto nel mondo del calcio: faccio l’allenatore. Purtroppo se si fosse sviluppata qualche situazione sarei tornato ad Alessandria a fare il mister in seconda. Ci sono state due trattative che non sono andate a buon fine. Faccio l’allenatore di una squadra di ragazzi in provincia di Firenze.
Come si chiama la squadra?
Lastrigiana. Negli ultimi anni, dopo l’esperienza al Torino, dove sono stato nel settore giovanile, sono tornato in Toscana. Io voglio andare in campo, divertirmi e insegnare quello che ho ricevuto nell’arco della mia carriera calcistica. Il sogno è sempre quello di tornare nei professionisti.
Prima ha detto che ci sono state situazioni in cui poteva tornare ad Alessandria: come mai le situazioni non si sono concretizzate. Come mai?
Perché gli allenatore non sono approdati ad Alessandria.
E quali allenatore sarebbe dovuto arrivare ad Alessandria?
Giorgio Roselli e Antonino Asta, dopo Monza, prima del suo approdo a Bassano. Sarebbe stato bello ritornare ad Alessandria e rivedere soprattutto uno stadio Moccagatta che è un gioiello.
Mazzeo un suo saluto ai tifosi dell’Alessandria.
Io sono sempre in contatto con Mario Galati, mi aggiorna sempre: vedere ancora tifosi attaccati, come lui, alla squadra, è una testimonianza di grande affetto. Dico ai tifosi di avere pazienza, soprattutto quando si hanno Presidente che mettono quantità importanti di quattrini, passione e voglia per porte portare a compimento un grande sogno. Le critiche vanno fatte ai Presidenti ma quando ci sono questi tipi personaggi che mettono tanta passione, soldi, tempo gli si deve fare un plauso: a tutti i livelli ci sono enormi problematiche ed enormi spese da sostenere.