Pagano: “Angelo Gregucci era il simbolo di Alessandria per la sua caparbietà e per il suo temperamento”
Questa settimana la redazione di Hurrà Grigi ha incontrato Rocco Pagano, centrocampista dell’Alessandria della stagione 1983/1984.
Pagano, quali sono i ricordi della stagione 1983/1984 nella quale ha vestito la maglia dell’Alessandria.
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E’ stata una stagione, nonostante le poche presenze in campo, importante. Era la mia prima annata in Serie C, categoria che era ambita da molti giovani calciatori. Quella Alessandria, con alla presidenza la famiglia Calleri, era una grande squadra. Per me è stato un approccio importante nel calcio dei professionisti.
Nell’estate del 1983 come è maturata la scelta di andare ad Alessandria?
Ho disputato la stagione 1982/1983 al Banco di Roma, dove avevo giocato principalmente nel girone di ritorno: il mio cartellino era di proprietà della Juventus. Al termine di un allenamento incontrai Gianmarco Calleri, persona che io non conoscevo e mi parlò della sua intenzione di fare una grande Alessandria chiedenomi la disponibilità di approdare in riva al Tanaro. Soprattutto Calleri era giunto al campo di allenamento su suggerimento di Carlo Regalia.
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Alla fine dell’estate del 1984 ci fu il passaggio di Rocco Pagano al Derthona.
Era stata un’estate non molto bella in quanto era finito il calciomercato ed avevo rifiutato il trasferimento all’Olbia, in Serie C2 ed ero rimasto senza squadra. Con il senno di poi posso dire che era stata una scelta azzeccata. Dopo soltanto dieci giorni ricevetti la proposta dell’allenatore del Derthona Angelo Domenghini intenzionato a fare una squadra composta principalmente da giocatori che, nella stagione precedente, avevano giocato poco.
Nella sua carriera da calciatore quale è stato l’allenatore che ricorda con maggiore affetto?
Giovanni Galeone è stato l’allenatore che mi ha valorizzato, tirando fuori il meglio da me anche se, per quanto riguarda il mio ruolo, in campo, devo tutto ad Angelo Domenghini che ho avuto come mister al Derthona. Io approdai a Tortona coprendo il ruolo di mezzala destra ma Domenghini mi spostò sulla linea laterale. All’inizio ero un pò scettico per questa sua decisione e, invece, fu una scelta azzeccata.
Nel suo personale palmares vi è, tra gli altri, un campionato di Serie B vinto con il Pescara, nella stagione 1986/1987 e un campionato di Serie C vinto con il Perugia, nella stagione 1993/1994.
Io a Pescara ho vinto due campionati raggiungendo, in entrambi i casi, la Serie A e un campionato l’ho vinto con il Perugia raggiungendo, anche in questo caso, la massima categoria.
Poi, ho conquistato due campionati di Serie C1 al Perugia, con Luciano Gaucci come Presidente.
Quali sono i suoi ricordi di Angelo Gregucci come calciatore?
Con Angelo Gregucci avevamo vissuto dei momenti belli: era un gran bel gruppo. Mi ricordo che stavamo molto bene tra noi calciatori, non vi era invidia tra chi giocava e chi stava seduto in panchina: tutto quello che adesso non succede. Angelo era il simbolo di Alessandria per la sua caparbietà e per il suo temperamento.
Rocco Pagano si è ritato dal mondo del calcio di recente.
L’ultimo anno in cui ho giocato per una squadra professionista fu a Teramo, in Serie C2. Poi mi sono avvicinato a casa e ho continuato a giocare in Eccellenza, Promozione e Prima Categoria, facendo tutte le categorie. Poi si arriva ad un punto in cui ci si rende conto che è meglio fermarsi.
Essere citati, durante una trasmissione sportiva nazionale, da Paolo Maldini le avrà fatto molto piacere.
Quell’episodio mi ha ridato molta popolarità. Io non me ero reso conto anche perchè quando ho affrontato il Milan sfidavo avversari che erano dei mostri calcistici.
Ha seguito le vicende dell’Alessandria degli ultimi anni? Quale opinione si è fatto?
Ormai da quando ho smesso di giocare a calcio ho staccato completamente da quell’ambiente. Ho abbandonato tutto e non sono informato di nulla.
Il girone A di Serie C viene sempre considerato, dal punto di vista qualitativo e tecnico/tattico, inferiore rispetto agli altri gironi, è d’accordo?
Sono d’accordo. Quando giocavo nella Primavera della Juventus consideravo fenomeni i giocatori che facevano parte della Serie C. Era il nostro traguaardo. La Serie C, dei periodo in cui sono stato calciatore, era una categoria in cui vi erano giocatori importanti.
Purtroppo è cambiato tutto nel calcio a livello economico. Adesso giocare in Serie C e come fare il campionato di una volta di Promozione/Interregionale. Il livello è molto sceso dal punto di vista della qualità.
Cosa c’è nell’attualità di Rocco Pagano.
Sono uscito totalmente dal calcio in quanto vedo che, nel calcio attuale, non vi è piu’ l’unità che si aveva quando io ero calciatore. Attualmente faccio il rapresentante di vino per un’azienda di Tollo dove ho giocato e devo dire che sto molto bene. Faccio tante cose che da calciatore non riuscivo a fare. Il calcio non mi manca.