Notte prima della finale
E’ inutile, non ci si abitua mai!
Anche questa è stata una notte agitata, poco sonno e tanti giri nel letto.
E dire che, a quasi due mesi dall’infarto che mi ha duramente colpito, guarda caso, all’antivigilia di Como-Alessandria, in tanti si sono premurati di raccomandarsi: “non ti agitare”, “non ci pensare”, “cancella ogni preoccupazione”, “è solo una partita di pallone” e così via.
Beati loro che non sanno! Non sanno che cosa significa essere malarti di tifo, ovviamente calcistico.
Nella mia testa non si cancella nulla, tantomeno un appuntamento “storico” come questo spareggio promozione.
Ho visto la prima partita dei grigi 54 anni fa: da allora di spareggi e di sfide “storiche” ne ho vissute diverse e molte, a cominciare dalla maledetta gara di San Siro contro la Reggiana, hanno temprato il mio amore per questi colori.
Che si vinca o che si perda, il cuore grigio è sempre lì che batte forte (e se parlo di cuore, in questo periodo, so quanto può farci soffrire).
Evidentemente, c’è qualcosa che ti entra nel DNA e che resta lì, latente e pronto a riaffacciarsi nei momenti che contano.
In questi 46 anni di lontananza dal calcio che conta sono stati sicuramente più numerosi i momenti brutti, rispetto alle soddisfazioni: quante delusioni, quanta rabbia, quanta sfortuna, quanta amarezza.
Eppure, basta poco per riaccendere il fuoco che arde sotto la cenere.
Oggi sarò al Moccagatta, perchè contro tutto e tutti, anche queste sono le emozioni (che cercherò di tenere sotto controllo!) per cui è valsa la pena di lottare e soffrire, anche se in tanti, presunti saggi e filosofi dell’ultima ora, diranno che ci sono cose ben più importanti di una partita di calcio.
La passione per i grigi colora le nostre vite.
Godiamoci questi momenti e Hurrà Grigi.
Massimo Taggiasco
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