Ieri Di Masi ha certificato il fallimento sportivo di una presidenza
Se ieri di Masi avesse detto “mi prendo la responsabilità della retrocessione perché sono il proprietario della società e ne rispondo in prima persona”, se avesse avuto anche solo una parola non dico di scusa, ma almeno di amicizia e solidarietà per i tifosi che hanno macinato centinaia di chilometri per sostenere i grigi in questo bruttissimo campionato di serie B, avrei anche potuto avere un moto di umana comprensione e, forse, un principio di perdono.
Invece l’arroganza e la spocchia del personaggio non sono venuti meno: lui è il genio infallibile del calcio (lo confermano i risultati) e i tifosi sono degli estranei che “se vengono allo stadio bene, altrimenti stiano pure a casa”.
Allora, con queste premesse, vi dico quello che penso: ieri la conferenza stampa di Di Masi ha certificato il fallimento sportivo della sua presidenza.
Lo certificano i fatti.
Questo disse al suo arrivo (19 febbraio 2013): “A livello societario abbiamo progetti e ambizioni importanti, non solo dal punto di vista sportivo, ma anche da quello commerciale. Sarà un progetto sul lungo termine, di una durata ultra-decennale.” E ancora: “Il vero obiettivo sportivo è quello di salire, diciamo così, sul podio del Piemonte. Ossia, essere la terza squadra del Piemonte dopo Juve e Toro. Il raggiungimento di questo obiettivo passa necessariamente dalla serie B, che i tifosi non vedono da troppi anni. Non voglio però certo vendere fumo dicendo che lo raggiungeremo in due o tre anni. Bisogna prime costruire basi solide, sarà necessario un po’ di tempo.”
I fatti sono qui a smentirlo: dopo nove anni e tanti milioni gettati via siamo al punto di partenza, anzi peggio, perché la società non ha più un progetto sportivo, lo ha detto lui stesso. Altro che costruzione di “basi solide”.
Il giocattolo non lo diverte più e lui se ne vuole disfare: porte aperte per tutti, giocatori, allenatore, direttore sportivo. La prospettiva, se non troverà un acquirente, è di vedere in campo dei volonterosi ragazzini che lotteranno per non farci retrocedere in quarta serie.
Dopo nove anni e mezzo resteranno solo le macerie e i sogni infranti dei tifosi. Cosa si vende: una scatola vuota?
Lui è convinto di “aver fatto la storia dell’Alessandria”. Lascio a voi il giudizio: a me pare che una Coppa Italia di Serie C e una promozione in B seguita da una retrocessione rovinosa, accettata con colpevole passività, non siano storia ma, al massimo, cronaca spicciola.
Ovviamente ci auguriamo tutti che arrivi un acquirente serio e competente, capace veramente di costruire le “basi solide” che Di Masi non ha saputo edificare per assoluta mancanza di competenza e programmazione.
Se Di Masi se ne andrà non lo rimpiangerò. La nostra (perché esistiamo anche noi tifosi) Alessandria merita finalmente orizzonti sereni ed un futuro prestigioso.
Massimo Taggiasco
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