Un’ Alessandria senz’anima si inchina ad un non irresistibile Siena: 0 a 1 al “Moccagatta”
Non ha avuto l’esito sperato l’esibizione prolungata della bandiera rossoblu del Genoa, notoriamente collegato ai Grigi, in funzione anti-Pagliuca. Anzi, ha ottenuto l’effetto opposto, spingendo l’ex portiere della Sampdoria, competitor storico a Genova dei “rossoblu”, a inventarsi una partita di concretezza, efficacia e, tutto sommato, senza sforzi particolari. L’uno a zero finale a favore del Siena, allenato appunto da Pagliuca, non fa una grinza. Squadra attendista e con buon centrocampo, quella toscana, si è adattata alle debolezze dei Grigi alessandrini e, quando ha voluto, ha affondato il colpo. I minuti decisivi del “sacrificio”, perché la partita con il Siena è stata vissuta quasi come una “via crucis” fuori stagione, sono stati quelli fra l’ottavo e il decimo del secondo tempo con il Siena che, con Di Santo e Raimo, ha creato le condizioni per il gol. Alla prima prova il perfetto traversone viene spazzato via da un discreto Costanzo, mentre il secondo tentativo, su calcio piazzato dalla stessa posizione, trova pronti Collodel, Favalli e Paloschi in mischia davanti a Marietta con l’ex Milan che, alla fine, trova il guizzo giusto ed infila da due metri il non incolpevole Marietta. Infatti, in quelle occasioni, le prescrizioni per un portiere sono chiare…ci si lancia coi pugni e in qualche modo si respinge, prima che la palla prenda giri strani. Esattamente quel che è toccato a Paloschi che si è trovato il pallone saltellante a dieci centimetri dal suo piede migliore. L’ “esecuzione del capretto” ha avuto così il suo momento finale. Di fatto l’Alessandria dopo quei due minuti di pressione bianconera, non è esistita, se non per azioni su linee esterne, sempre perfettamente tamponate dalla retroguardia toscana. Così, lemme lemme, si è arrivati fino al fischio finale senza vere occasioni per i Grigi. Martignago ci prova con un po’ di astuzia al novantesimo inciampando nel piede di Favalli in area senese ma l’arbitro non si è fatto ingannare e, giustamente, ha lasciato correre.
Una partita che era cominciata con una forte aggressività degli ospiti che, fin da subito, hanno fatto capire che ad Alessandria non erano venuti per diporto. Dopo nemmeno un minuto già un calcio d’angolo a favore del Siena e per i successivi nove un buon gioco a centrocampo con Leoni, Rizzitelli, Collodel e Raimo a far girare la sfera a piacimento. Senza però strafare. Ai Grigi solo azioni di rimessa o gli odiosi lanci lunghi alla ricerca della testa di Nepi o del piede di Martignago. Solo al decimo minuto il primo corner per l’Alessandria, senza particolari risultati. Nella fase centrale del primo tempo si è vista l’Alessandria migliore che riesce ad impegnare Lanni, portiere senese, in più occasioni e a sfiorare il vantaggio su una convulsa azione con continui batti e ribatti e conclusivo salvataggio sulla linea di un difensore toscano. Fosse entrata dentro quella palla forse gli equilibri sarebbero stati differenti ma, come si sa, delle eventualità non portate a segno è piena la storia del calcio. L’unica altra fase di pressione si è avuta ad apertura del secondo tempo, quando si era ancora sullo “zero a zero “con Martignago, Rizzo e Nepi che hanno provato qualche triangolazione interessante, riuscendo però solo a racimolare qualche calcio piazzato. Stessa cosa con i cambi, Galeandro e Mionic, neutralizzati con facilità. Troppo poco.
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Quello che ha indispettito è, però, l’atteggiamento rinunciatario dell’insieme della squadra, tranne qualche elemento, aggravato da una certa instabilità della difesa che, sinceramente con Liverani in porta ci sembra più tranquilla e autorevole. L’inserimento di Costanzo e Rizzo è stato nel complesso positivo ma, in una giornata nata storta come questa, non hanno potuto far valere le capacità di cui sono dotati. Anche Lombardi ci è parso meno lucido del solito costringendo Nichetti e Sini spesso ad un lavoro supplementare.
Siamo sempre a fondo classifica e, soprattutto, abbiamo l’impressione che mister Rebuffi debba lavorare oltre che sull’aspetto tecnico-tattico anche sulle “motivazioni”…. Una squadra così discontinua non appassiona e, anche se i sostenitori “grigi” hanno un “cuore grande così” …alla fine si stufano.
Pier Luigi Cavalchini
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