I giudici in campo

Al caos non c’è più fine.
Ora pare (la notizia non è ancora del tutto certa, stranamente) che il TAR del Lazio abbia sospeso il campionato di serie B, mentre già sappiamo che, proprio in attesa dei pronunciamenti della giustizia ordinaria, Novara, Pro Vercelli, Catania, Ternana e, di riflesso, Viterbese non hanno neppure cominciato il campionato di serie C.
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La Giustizia Amministrativa, di fatto, si va sostituendo a quella sportiva, incapace di decidere e mettere ordine nel mondo del pallone.
E’ ovvio che tutti i ricorsi sono legittimi perché presentati secondo le vigenti norme di legge.
Questo, però, non vuol dire che non ci dobbiamo preoccupare.
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Di fatto, nella vita politica e sociale italiana, la Magistratura si va progressivamente sostituendo a tanti, troppi organi, istituti e istituzioni che sono paralizzati da lotte intestine, contrasti di potere, scontri economici.
Non voglio fare né un discorso politico, né ideologico, anche se ritengo che la separazione dei poteri sia il cardine fondamentale per il buon funzionamento di una democrazia.
Probabilmente è fisiologico che quando un potere non funziona, sia un altro ad allargare le proprie competenze, sempre facendo comunque leva sugli strumenti forniti dalle procedure legali che, nel nostro Paese, sono sin troppo bizantine e soggette ad innumerevoli e contrastanti interpretazioni.
Quello che mi preme sottolineare è che, in questo momento, il mondo del calcio è in preda ad un vuoto di potere impressionate e che la conseguenza cui andiamo incontro è che saranno non i giudici della giustizia sportiva, ma quelli della giustizia amministrativa a stabilire la formazione dei gironi di serie B e serie C.
Di questo passo, a forza di ricorsi, saranno i giudici a ratificare i risultati delle partite!
Ripeto, tutto lecito e svolto secondo rigidi criteri procedurali, ma, di questo passo, il calcio italiano muore.
Nel mondo del pallone nostrano, fino a ieri, comandavano le televisioni e gli sponsor.
Non solo, ma, soprattutto in serie C, spesso e volentieri la giustizia sportiva ha scritto e riscritto risultati e classifiche, in maniera spesso anche non trasparente.
Adesso entra in campo la Magistratura Ordinaria.
Tutto questo non succederebbe se il calcio avesse una guida certa e sicura, se i presidenti delle società si comportassero più correttamente con bilanci, fornitori, dipendenti, se tutti capissero che lo sport e la passione dei tifosi vengono prima dei soldi, dei risultati dei diritti televisivi.
Il calcio deve sapersi amministrare da solo e non ci deve essere spazio per interventi esterni.
Invece, se non ci sono regole certe, se il calcio non ha vertici autorevoli e concordi (mi riferisco ai contrasti tra le leghe delle quattro categorie) al posto dei campionati avremo ricorsi, appelli, sentenze fino alla prossima primavera.
Che credibilità resta a questo sport? Come si può pensare di portare ancora pubblico allo stadio?
E’ il momento di ripensare tutto il sistema, ma gli interessi “in gioco” (coi nostri soldi) sono troppi e la situazione estremamente compromessa.
Qualcuno salvi il calcio!