Hurrà Grigi

Quindicinale di calcio e non solo

marocco: la valle delle kasbah

229Alle propaggini del deserto oltre i Monti dell’Atlante, la jeep attraversa un paesaggio arido e monotono, intervallato soltanto da rari cespugli di vegetazione che a stento sbucano dal terreno pietroso. Il berbero che guida il mezzo indica con gesti e in una lingua incomprensibile l’unica particolare attrazione della zona: alcuni piccoli cammelli bradi che in completa indifferenza ai richiami, brucano intorno alla poca vegetazione.

Superata la zona desertica la natura concede una tregua e si arriva così alla bellissima valle del Dràa con le sue oasi e il luccichio del fiume che scorre tra la fitta foresta di palme.

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Una valle incantata dell’Atlante marocchino punteggiata da costruzioni di fango “le Kasbah”; organizzate in un labirinto di case e viuzze che salgono fino a concludersi con il dominante castello chiamato Ksar.

La jeep percorre strade d’asfalto che toccano polverosi villaggi berberi la cui unica ricchezza sono i sorrisi dei bambini che, curiosi e meravigliati, escono dalle case e si radunano intorno ai turisti. Chiedono continuamente caramelle e matite colorate, in cambio di un radioso sorriso. Sono tantissimi e altrettanti ne arrivano. I più piccoli si intrufolano tra le gambe di altri bambini e tendono le mani per prendere quel che resta e furtivamente corrono via per difendere il loro tesoro.

Si riparte con il frastuono delle loro voci. Poi rincorrono la jeep usando le scorciatoie del villaggio e tentano invano di fermarla per salutare ancora. Ma la jeep ha già preso velocità e finalmente si arriva alla Kasbah di Ait Benhaddou la più esotica e meglio conservata della Regione dell’Atlante.

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In passato l’importanza e lo sviluppo delle Kasbah si doveva soprattutto alle vie carovaniere del sale provenienti da Marrakech, che attraversavano il deserto in cambio di oro, avorio e schiavi.

Appare agli occhi come un miraggio nel deserto sopra un’oasi di palme tra lo scorrere del fiume. Le costruzioni rigorosamente di fango dal colore dell’oro brunito, splendono nella luce di mezzogiorno trafitte da un sole implacabile.

Lo spiazzo dove la jeep sosta è il belvedere migliore sulla kasbah. E invaso da venditori di cartoline, da incantatori di serpenti che per pochi soldi fanno uscire dal cesto un cobra senza denti, indegno della sua fama, che, annoiato, si erge  per la gioia del pubblico.

Sotto il sole cocente, un venditore bambino dai tratti gentili e delicati, espone piccoli dipinti in acquerello. La sua voce appena accennata non rivela nessuna invadenza. Lo sguardo invece  mostra il tentativo di racimolare qualche soldo a giornata per porre rimedio ai guasti della propria vita. Crede che instaurare un’amicizia con i turisti sia un presagio di fortuna e possa in qualche modo veicolare il sogno di una vita decorosa al di là del mediterraneo.

Si chiama Redouane e ha tanta voglia di socializzare. Di lui resterà soltanto il  volto in una foto, e il ricordo nel cuore.

La Kasbah attende al di là del fiume. Si dovrà guadarlo saltando su una linea di sacchi, posti nel letto del fiume che facilitano l’attraversamento.

Oltre il greto del fiume si inerpicano i vicoli stretti e vorticosi della Kasbah attorniati da miriadi di negozietti che mostrano tutto l’artigianato locale. Una donna intenta a tessere un tappeto invita i turisti ad entrare e ad eseguire, dietro sue precise istruzioni una piccola porzione dell’opera.

Giunti nel punto più alto della kasbah si ammira un magnifico panorama sui palmizi circostanti e più in là il deserto di pietra.(hammada).

Quando le ombre si allungano, si fa ritorno dalla fedele guida al di là del fiume. La sua lunga stiracchiata fa intuire come abbia trascorso il pomeriggio; ma ora è pronto a tornare. Un ultimo sguardo alla Kasbah giusto il tempo necessario per vederla brillare nella luce nuova del crepuscolo. In un’accelerata la jeep si allontana e  l’immagine lentamente scompare in una nuvola di polvere.

 

P.S.: i luoghi descritti sono stati colpiti proprio in questi giorni da terribili inondazioni.  Il nostro auspicio è che tutto possa tornare alla normalità e alla vita.

 

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