Mariani: “Gino Amisano era stato il condottiero di una società ben strutturata”
Questa settimana la redazione di Hurrà Grigi ha incontrato Stefano Mariani, centrocampista dell’Alessandria nelle stagioni 1989/1990 e 1990/1991.
Mariani quali i ricordi delle due stagioni in cui ha vestito la maglia dell’Alessandria?
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La prima annata non è stata bellissima sia dal punto di vista personale che sportivo perché, per la prima volta nella mia carriera, avevo subito un’operazione al menisco mentre, dal punto di vista calcistico, l’Alessandria era retrocessa. Era stata una sofferenza l’annata 1989/1990 in quanto, per sei mesi, avevo avuto problemi al ginocchio e non ero riuscito a dare il contributo sperato. Per un calciatore la retrocessione è sempre una sconfitta anche sul piano personale. L’annata successiva, invece, ero riuscito a ottenere importanti soddisfazioni.
Nell’estate del 1989, dopo l’esperienza al Siena, in C2, come era maturata la scelta di andare a giocare ad Alessandria?
A Siena avevo fatto un buon campionato anche se non eravamo riusciti ad ottenere la vittoria del quanto erano salite di categoria Alessandria e Casale.
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Avevo, probabilmente, avuto un’importante visibilità e di conseguenza c’era stato questo passaggio ad Alessandria.
Nell’estate del 1991 era avvenuto il trasferimento di Mariani alla Massese.
Alla fine della seconda stagione c’era stato un grosso problema con la società Alessandria. Avevo avuto la fortuna di vivere l’esperienza di Gino Amisano che, per il sottoscritto, era stato il condottiero di una società ben strutturata. Purtroppo vi erano stati problemi relativi al cambio della dirigenza, con il passaggio della società a Vittorio Fioretti. Posso dire che era stata una bellissima esperienza per quanto riguarda l’aspetto squadra, il gruppo e l’allenatore ed avevamo ottenuto la promozione con grosso merito ma la dirigenza aveva avuto problemi.
Avevo capito, per la prima volta, che cosa volesse dire una conduzione societaria diversa rispetto alla gestione famigliare a cui ero stato abituato nelle squadre di cui avevo fatto parte e cosi avevo maturato l’idea di cambiare squadra: ero contento perché avevo ripagato la città di Alessandria finendo in bellezza.
2 giugno 1991 Alessandria-Novara 1-0: gol della vittoria di Lorenzo Mazzeo su assist di Stefano Mariani, gol che aveva siglato la promozione dell’Alessandria in Serie C1.
Una bellissima vittoria al coronamento di una grande stagione.
Nella sua carriera quale è stato l’allenatore che ricorda con maggiore affetto?
Nel bene e nel male gli allenatori danno sempre qualcosa ad un calciatore sia che l’esperienza sia stata negativa o positiva: per la vita professionale di un atleta è sempre importante.
La persona che ricordo con maggiore affetto era stato l’allenatore che avevo avuto a Brescia ovvero Tony Pasinato che, ricordo, era un allenatore abituato a rapportarsi con i componenti della rosa dando a tutti del lei ed era una usanza strana per il mondo del calcio. Il rapporto che si aveva era incredibile con un gruppo forte e compatto. Ricordo che avevamo conquistato un promozione dalla Serie B alla Serie A e, per me, era stato un evento importante.
Ha seguito l’Alessandria degli ultimi anni? Quale opinione si è fatto?
Da quando ho smesso di giocare a calcio seguo le partite per televisione ma sono abbastanza in contrasto con il calcio attuale perché ci sono situazioni legate, purtroppo, ad allenatori fenomeni. Ormai la maggioranza del merito viene data agli allenatori e alle società. I giocatori sono passati in secondo piano. Ho visto negli ultimi anni la società Alessandria Calcio guidata da una persona che si sta dando da fare per cercare di dare continuità, investendo tanto, ma non ottenendo ancora i risultati sperati. Quando si arriva a disputare i playoff viene rimesso tutto in discussione. ci sono gli scontri diretti e si riazzera tutto quello che si è fatto nei mesi precedenti.
Quale opinione ha dell’attuale mondo del calcio?
Il mondo del calcio lo reputo abbastanza malato. Andrebbe risanato ma è una cosa molto complicata.
Cosa c’è nell’attualità di Stefano Mariani?
Non faccio parte del mondo del calcio. Mi sono reso conto che il campo verde è una cosa ma quando ci si mette a bordo campo o sulle tribune cambia tutto.
Quando si è dentro il recinto si fa parte di un mondo in cui si è considerati mentre, quando si esce dal recinto, non si è più considerati. Di conseguenza io sono, di carattere, abbastanza reattivo e quindi avrei delle difficoltà a convivere con persone che non hanno stima o, magari, non ascoltano o fanno come credono. Con il calcio ho terminato quando ho smesso di giocare. Sono pensionato e la mia vita è dedicata alla famiglia.