Giannoni: “Tifosi grigi non mollate mai: siete fantastici”
Questa settimana la redazione di Hurrà Grigi ha incontrato Mario Giannoni, difensore dell’Alessandria dalla stagione 1997/1998 all’annata 2001/2002.
Giannoni, quali sono i suoi ricordi delle stagioni in cui ha vestito la maglia dell’Alessandria?
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I ricordi sono belli in quanto sono stati i cinque anni della mia carriera in cui mi sono trovato meglio sia a livello di compagni di squadra che di ambiente cittadino. Sono state cinque annate travagliate e costellate da promozioni e retrocessioni.
Il primo anno in cui ho giocato nell’Alessandria, con una squadra certamente non completa, avevamo avuto delle difficoltà all’inizio della stagione: il mister era Zoratti e venne esonerato ad ottobre. Con l’arrivo di Corrado Orrico avevamo fatto alcuni mesi in cui si giocava veramente bene al calcio ma ci furono molti infortuni che complicarono il nostro cammino costellato da molte difficoltà: retrocedemmo dopo il playout perso contro la Pistoiese.
Gli altri anni successivi andarono meglio. Fu un trionfo la stagione culminata con lo spareggio playoff contro il Prato, a Reggio Emilia, con allenatore Claudio Maselli.
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Purtroppo la squadra, al termine della stagione, era stata smantellata: fu questa la scelta della Presidenza Spinelli che decise di puntare maggiormente sul Livorno. Venne allestita una squadra non competitiva e l’annata fu un disastro: la prima partita di campionato, proprio contro il Livorno, giocammo senza attaccanti. Io ebbi anche degli scontri con i vertici della società.
Con l’avvento di Antonio Boiardi successe quello che tutti sanno e ricordano.
Personalmente ho ricordi solo positivi: la gente mi voleva bene in quanto vedeva l’attaccamento alla maglia che avevo in quello che facevo. Io sono anche tifoso genoano, seguo sempre il Genoa ma la mia seconda squadra è l’Alessandria.
Estate del 1997 dopo l’annata disputata al Sora come era maturata la scelta di andare a giocare ad Alessandria?
Avevo ricevuto varie offerte da diversi club: Siena, Ascoli e Alessandria. Mi ero trovato bene ma avevo deciso che non sarei rimasto a Sora. Avevo sempre avuto, nell’Alessandria, la visione di una società gloriosa ed importante e avrei anche avuto, firmando per l’Alessandria, anche l’occasione per avvicinarmi a casa: fu così che accettai la proposta del Direttore Sportivo Renzo Melani ricordo che insistette molto nel cercare di convincermi ad accettare la proposta.
Nell’estate del 2002 Giannoni lasciò l’Alessandria.
Nella stagione 201/2002, dove avevamo perso un campionato incredibile, fisicamente stavo male: giocavo sempre con le infiltrazioni in quanto il ginocchio aveva dei problemi. Le mie prestazione erano al 50%. Nell’estate del 2002 dovevo approdare al Poggibonsi ma non ho fatto neanche un giorno intero di allenamento perché, dopo la prima sgambata, il ginocchio aveva ripreso a gonfiarsi e avevo deciso di rescindere il contratto.
Dopodiché avevo optato per un’altra strada in quanto a me piaceva giocare a calcio ma la vita da Dirigente. dietro la scrivania. non mi attirava. Iniziai a lavorare nel campo assicurativo dove sono tutt’ora dopo sedici anni.
Quale è stato l’allenatore che ha avuto che ricorda con maggiore affetto?
Il primo allenatore con cui avevo avuto un buon rapporto era stato Veneri, a Prato. Mi ero trovato molto bene con Corrado Orrico, anche se aveva dei modi molto burberi: è un tecnico che pretendeva sempre il 100% negli allenamenti. Nelle prime partite in cui Orrico era diventato allenatore si giocava bene a calcio e ci si divertiva. Nella finale playout contro la Pistoiese, fisicamente, la squadra era a pezzi e vi erano tanti infortunati. Devo dire che anche con Claudio Maselli mi ero trovato molto bene.
Come gruppo di squadra come vivevate i continui cambi che vi erano al vertice della società?
Quando ero giunto ad Alessandria la dirigenza guidata da Gino Amisano era composta da persone per bene e serie. Arrivando Aldo Spinelli si pensava che le cose potessero migliorare: la squadra che aveva vinto i playoff contro il Prato era un’ottima squadra, meritevole di giocare il campionato di C1. E’ il mio grande rammarico perché con pochi e mirati acquisti la squadra vincitrice del playoff contro il Prato avrebbe potuto disputare un’ottima stagione. Dopo la salita dalla Serie C2 alla Serie C1 Claudio Maselli non iniziò il ritiro precampionato, questo ci scombussolò parecchio e non capimmo mai il motivo. Queste decisioni improvvise non giovano ai giocatori.
Il punto più basso, calcisticamente, vissuto da Mario Giannoni, ad Alessandria, fu la semifinale, di ritorno, playoff, persa in casa contro la Sangiovannese.
Quella partita non dovevo giocarla. Mister Caligaris voleva schierarmi a tutti i costi ma facevo fatica a giocare una partita intera al massimo delle mie possibilità in quanto il ginocchio non rispondeva più.
Ha seguito le vicende dell’Alessandria Calcio degli ultimi anni? Quale opinione si è fatto?
Ci sono rimasto molto male l’anno in cui a conquistare il campionato fu la Cremonese di Attilio Tesser. Ero convinto che sarei venuto ad Alessandria a festeggiare la vittoria della Serie C. Ero convinto che poteva veramente cambiare qualcosa. La seguo sempre l’Alessandria e quando posso vederla in televisione lo faccio.
Un saluto, al termine della nostra chiacchierata, di Mario Giannoni, alla tifoseria grigia.
Dico ai tifosi di non mollare mai in quanto sono tifosi fantastici. Sono sempre stati presenti anche quando le annate non giravano per il verso giusto. Saluto i tifosi con grande affetto e li ringrazio per quello che mi hanno dato sostenendomi sempre: un abbraccio forte.