asolo
Un cartello, all’entrata del paese, segnala Asolo tra i borghi più belli d’Italia. C’è’ da crederci sulla parola. Un luogo incantevole, dominato sulle alture dalla rocca, divenuta il suo simbolo; sebbene di questa primitiva fortificazione poco si conosca. Da lassù il paese si snoda sinuoso ed elegante, come un corpo di donna, tra le residenze signorili e i palazzi rinascimentali, che a ridosso delle colline, dal clima mite come riviere, orlate di palme, cipressi e camelie, si rivela agli occhi di chi lo osserva. La bellezza è tutta lì da vedere sotto forma di giardini e ville sontuose, un tempo abitate da personaggi illustri o meglio da donne illustri, che resero famosa Asolo al mondo intero. La sua fama invece, è racchiusa nella memoria dei suoi abitanti, i quali, loquaci, raccontano, se si ha la pazienza di ascoltare, la vita di quell’universo femminile, che qui aveva il domicilio, e che ora per voce degli stessi asolani viene messa a nudo attraverso le loro descrizioni, non senza una punta di vanto. Eleonora Duse e Freya Stark, hanno vissuto in epoche differenti ad Asolo e hanno entrambe condiviso l’amore per il paese, dove facevano ritorno ogni qualvolta il mestiere di attrice l’una e di viaggiatrice l’altra lo consentiva; incapaci di concepire un diverso luogo dove soggiornare.
In un negozio di tappeti, ricavato da quello che resta di un antico teatro, di cui restano due belle colonne doriche, la proprietaria ci mostra un’antica giara appartenuta a Freya Stark, scrittrice e viaggiatrice inglese dei primi ‘900. Una delle poche donne ad aver sfidato l’ignoto servendosi dei mezzi di trasporto più disparati, per esplorare paesi e varcare frontiere, per quei tempi inimmaginabili. Freya, racconta la signora, passeggiava per le vie di Asolo vestita con i caftani con cui esplorava le terre d’oriente. Tuttavia era davanti a una tazza di tè che riaffioravano le sue vere origini che mai dimenticava; anzi, il pomeriggio invitava una ristretta cerchia di amici nel suo bel giardino. Sorseggiava la bevanda insieme a loro dialogando, all’ombra dei lecci sotto cui amava rifugiarsi a leggere e a scrivere dei suoi viaggi in giro per il mondo. “E’ una grande soddisfazione”, dice la signora, “possedere la giara appartenuta a Freya. E’ solo un oggetto, ma conserva tutta la forza indomita di colei che me l’ha donata. Non mi separerò mai. E’ di incalcolabile valore ed è l’unica testimonianza che ho di lei e del nostro imperituro legame. Finchè vivrò, resterà con me, qui, nel mio negozio”. Più che negozio, dovremmo chiamarlo bazaar, traboccante di oggetti di varia provenienza. Ogni angolo è sovraccarico di mercanzia tanto da ricoprire ogni centimetro utile di superficie e anche se la signora non ne fa parola, viene da sé che l’abbia concepito e realizzato in omaggio a Freya: un’allegoria al viaggio.
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Nell’hotel poco più avanti invece ci viene raccontata la vita di Eleonora Duse, di cui esiste ancora la casa e la tomba dove è sepolta. La proprietaria dell’hotel ha in serbo la storia dell’attrice come le è stata tramandata dalla nonna che l’ha personalmente conosciuta. Seguendo il filo del racconto non è difficile vederla apparire mentre, con i suoi lunghi abiti, percorre le stradine di Asolo abbracciata al suo amato Gabriele d’Annunzio, con cui ebbe una lunga e intensa relazione. Tuttavia per scoprire le ragioni che diedero grande fama alla città, bisogna spingersi ancor più indietro nel tempo e risalire a un’altra figura femminile di Asolo: la Regina di Cipro, la quale trasformò il borgo in un luogo di incontro di intellettuali e letterati. Fu in quel tempo che Asolo ebbe l’imprinting di città ricca e acculturata, diventando in seguito meta prediletta del jet set internazionale. La nota dolente è che la fama di Asolo è andata perduta con la chiusura di alcuni dei locali più à la page; gli stessi che assicuravano al paese un ritorno non solo di immagine ma di benessere a tutto tondo. La decisione di chiusura dei locali, messa in atto dall’amministrazione comunale, guarda caso di sinistra, ha messo in ginocchio la città intera, trasformandola nel fantasma di se stessa e tra la gente si sentono solo rimpianti. Assurdità su assurdità che restano all’ordine del giorno nel nostro bel paese e contrastano con i proclami di rinascita e di valorizzazione di cui sentiamo costantemente parlare. Come sempre le parole prendono strade diverse dai fatti e noi italiani in questo siamo bravissimi a fare della demagogia la nostra bandiera.