Tifosi, non facciamoci imbavagliare!
Questa polemica nei confronti dei tifosi dell’Alessandria Calcio mi sembra inopportuna, immotivata e strumentale, dettata dall’unico scopo di mettere a tacere ogni tipo di critica nei confronti di una presidenza che sta (si spera) concludendo il suo percorso nel peggiore dei modi.
Mi spiego, con toni quanto più pacati possibile, almeno nessuno può fare finta di offendersi.
Punto primo. Da quante persone è costituito lo “zoccolo duro” della tifoseria grigia? Vogliamo dire mille persone, quelli che l’abbonamento lo fanno sempre e comunque? Quanti sono quelli che partecipano attivamente ai dibattiti sui social? Forse qualche centinaio, diciamo, esagerando, 500. Di questi 500, quanti hanno espresso in maniera volgare ed offensiva la propria rabbia nei confronti della società? Se guardiamo i post senza pregiudizi e senza strumentalizzazioni possiamo dire che sono al massimo una cinquantina di persone. 50 persone, che hanno fatto male a insultare e usare toni volgari, non sono la tifoseria grigia, ma una sua minima parte. Teniamo presente che nelle ultime gare, quelle decisive per la salvezza, al Moccagatta non c’erano meno di 3000 persone. Qui si vuole, provocatoriamente, scambiare la parte per il tutto, criminalizzando ingiustamente tutta la curva nord. Io penso che, considerando quello che sta succedendo, i tifosi dell’Orso Grigio si stiano comportando molto, molto bene.
Punto secondo. Chi ha stabilito che quelli che hanno insultato via social la Dirigenza dell’Alessandria siano per forza Ultras o tifosi della curva? Avete chiesto la tessera? Mi pare, invece, che i siti che più si avvicinano a questa definizione, in molti casi arbitraria, come quello dei Supporters o L’Angolo dei Tifosi, abbiano espresso la propria rabbia (almeno questa è permessa?) in modo estremamente civile. La verità è che si continua a voler criminalizzare una parte della tifoseria che è certamente quella più calda, ma è anche la più viva e partecipe, Togliamo la curva nord e il Moccagatta tornerà ad essere il cimitero delle suore. E in trasferta non vedremo più nessuno. Lo scopo di queste polemiche strumentali sembra solo ed esclusivamente quello di mettere a tacere chi la pensa in modo diverso dalla dirigenza.
Punto terzo. A sentire i difensori di Di Masi, nessuno lo può criticare per i grandi risultati che ha raggiunto coi grigi. Anche questo ragionamento è strumentale e immotivato. Ammesso che una Coppa Italia di serie C e una promozione in B seguita da una rovinosa quanto vergognosa retrocessione possano considerarsi grandi risultati, questo non è un buon motivo per vietare le critiche. Se un medico cura bene un paziente per 20 anni, ma alla fine sbaglia diagnosi e lo uccide è forse vietato incolparlo del trapasso dell’assistito? Il modo in cui si sta concludendo un decennio di luci ed ombre è assolutamente ingiustificato ed ingiustificabile e i tifosi hanno tutto il diritto di criticare una società che è la principale responsabile di un vero e proprio fallimento sportivo.
Punto quarto. Se diventi presidente di una squadra di calcio (e, ritengo, al presidente non sia stato prescritto dal medico e non sia stato costretto ad assumere la carica con le armi puntate alla gola) accetti le gioie che seguono ai successi e gli insulti dopo le sconfitte. Se Di Masi voleva evitare tutto questo, poteva fare il presidente di un ente benefico e destinare i suoi milioni alla beneficienza e alle opere di carità e non comprare una squadra di calcio. La storia del calcio ci propone esempi ben più gravi di contestazione dei tifosi contro le proprietà. O vogliamo far finta di non saperlo? Ripeto, la tifoseria dei grigi, con quello a cui sta assistendo, si è comportata molto, molto bene.
Punto quinto. Nelle ultime conferenze stampa Di Masi ha detto che sostanzialmente di quello che i tifosi dicono, fanno e pensano non gli importa nulla (come già aveva fatto capire in precedenza). Ha detto che i commenti su internet non li legge e che il progetto sportivo non esiste più: se vi va bene è così, in caso contrario va bene lo stesso. Allora perché si lamenta di quello che appare sui social? Ecco un’altra prova della strumentalità di questa polemica.
Ci sarebbero ancora molte cose da dire, soprattutto sulla pretesa di certa gente di “educare” i tifosi, ma mi pare che sia tutto già chiaro.
Chiudo dicendo una cosa: a me interessa solo il futuro dei grigi. Mio padre mi portò a vedere la prima partita 55 anni fa e da allora ho questi colori nel cuore. L’Orso, coi suoi tifosi, ne ha viste di tutti i colori. I Di Masi fortunatamente passano e vanno, i tifosi e le maglia restano. Nessuno ci farà mai tacere, nessuno cancellerà mai la nostra passione.
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Massimo Taggiasco