Silvio Berlusconi: un uomo che ha rivoluzionato il calcio
Silvio Berlusconi ha lasciato questa vita terrena: ha lasciato il Presidente che, piaccia o non piaccia, ha vinto di più al timone di un club: il Milan, perché c’era il business quello immobiliare, la tv e subito dopo la passione sportiva, acquistato, oramai ad un passo da portare i libri in tribunale, il 10 febbraio, trovando una società, ancora prima che una squadra, da rifondare totalmente e lo fece senza guardare in faccia a nessuno portando quella visione diversa di un mondo che nessuno aveva dato.
Mise alla porta una leggenda milanista come Gianni Rivera ed affidò la gestione sportiva allo storico e fedele amico di una vita Adriano Galliani, distrutto dal dolore nel giorno dell’addio.
“Stiamo costruendo insieme una squadra che deve durare nel tempo non avremo una squadra che potrà subito vincere tutto. Abbiamo invece una squadra che darà il cuore sul campo“: cosi era il primo Silvio Berlusconi: visionario, determinato, volenteroso di ottenere le vittorie poi effettivamente arrivate.
Fin da subito la sua fu una visione avveniristica del calcio, uno sport che poteva e doveva diventare spettacolo. Lo si capi subito: il 18 luglio 1986 giorno del raduno del Milan: la squadra venne presentata all’Arena di Milano con i giocatori che arrivarono in elicottero sulle note sparate a tutto volume della cavalcata delle Valchirie, del compositore tedesco Wagner.
L’allenatore di allora, il leggendario Niels Liedhom, non era considerato l’uomo giusto per mettere le basi del progetto cosi proiettato in avanti, meglio guardare oltre. Silvio Berlusconi venne preso per visionario nell’estate del 1987 quando affidò la squadra allo sconosciuto Arrigo Sacchi, allenatore del Parma in Serie B, che pochi mesi prima aveva eliminato proprio il Milan negli ottavi di Coppa Italia con un calcio fantasioso ed innovativo, proprio quello che cercava Silvio Berlusconi.
Da li iniziarono i trionfi del Milan con 29 trofei in 31 anni di Presidenza. Da Sacchi a Capello, da Ancelotti ad Allegri, passando per Ancelotti e Zaccheroni. Trionfi in serie per chi puntava a nient’altro che il tetto del mondo: ed il suo Milan lo ha raggiunto.
Si potrebbe scrivere un libro dedicato soltanto a quei grandi campioni che Berlusconi era riuscito a portare in rossonero: da Gullit a Van Basten, da Weah a Savicevic, passando per Shevchenko, Kakà, Ronaldinho, Ibrahimovic. La lista sarebbe infinita come quelli che ha sempre considerato come figli: Baresi, Maldini, Tassotti, Costacurta, Ancelotti, Filippo Galli: ovvero la base nostrana di una squadra che ha saputo conquistare tutto.
Un Presidente che non ha mai fatto mancare nulla ai suoi tifosi pretendendo sempre il meglio: c’è una storia del calcio prima e una storia del calcio dopo Silvio Berlusconi ed il palmares delle vittorie magnifico ed altisonante che nemmeno fino in fondo esprime la sua smisurata grandezza.
Fu il primo a credere che una squadra reduce da una Serie B e da conti disastrati potesse tornare a vincere la Coppa dei Campioni in tempi non lontani da ogni ragione umana. Il primo a pensare che il bel gioco fosse la priorità puntando su un allenatore che non aveva mai allenato in Serie A perché i risultati sarebbero arrivati di conseguenza. Il primo a sfidare con l’acquisto di Donadoni la potenza dell’avvocato Agnelli e beffarlo. Il primo a pensare di avere una riserva all’altezza per ogni ruolo. La verità è che Silvio Berlusconi non è stato semplicemente il primo ma per un tifoso del Milan sarà sempre e per sempre anche l’unico con l’eterna riconoscenza di chiunque sa che quei tempi pur volendo non torneranno mai più ma averli vissuti è già un miracolo unico che ha cambiato la vita di tutto noi.
Ma come in tante storie d’amore c’è un inizio ed una fine: quella tra Berlusconi ed il Milan ha una data precisa: 13 aprile 2017 il giorno della cessione del club a Li Yonghong, misterioso imprenditore cinese: “Lascio con dolore” disse salutando quella che è stata la sua creatura per 31 anni: 8 Scudetti, 5 Coppe dei Campioni/Champions League, 3 titoli mondiali per club, 6 Supercoppe italiane, 5 Supercoppe europee ed 1 Coppa Italia il palmares del presidente Berlusconi.
Un amore per il calcio tornato più vivo che mai per il Monza acquistato il 28 settembre 2018 e portato dalla Lega Pro alla Serie A per la prima volta nella storia del club brianzolo con un campionato da record.
L’ultimo atto d’amore di un uomo che ha rivoluzionato il calcio e non solo.