Hurrà Grigi

Quindicinale di calcio e non solo

CARLO TIMBALDI: «Questa è certamente un’annata fantastica»

timbaldiAltro numero, altro amore, altra faccia da curva. Questa volta tocca a Carlo Timbaldi, grigio vero. Cominciamo.
Carlo, da quanto vieni al Moccagatta? Ricordi la tua prima partita?
«Vengo allo stadio da quando ho dodici, tredici anni… Precisamente dal 1979-1980, la mia prima partita da tifoso vero è stata Alessandria-Pavia, vinta 1-0 grazie al gol di Pasquali, con tanto di promozione in C1.»
Hai appena usato il termine ‘tifoso vero’, a questo proposito, cosa significa per te essere tifoso?
«La tua squadra del cuore ti fa vivere gioie e dolori, penso che essere tifoso significhi soprattutto saper condividere i momenti belli e i momenti brutti che la tua squadra ti fa vivere. Ti coinvolge a tal punto da esserci dentro tutta la settimana. L’ansia ti prende e l’agitazione sale: sia nei periodi bui, sia nei periodi illuminati, sia contro i più forti, sia contro i più scarsi.»
Quali sono state per te la partita più bella e la partita più triste?
«La più triste è stata lo spareggio a Modena contro il Prato, perso 3-2 nonostante la fantastica squadra di quell’anno: Marescalco, Manueli, Gregucci, Carrera… Una mancata promozione per una rosa che meritava davvero tantissimo. La più bella invece è stato lo spareggio a Reggio Emilia, partita che invece ci ha fatto salire di categoria.»
C’è un coro che porti nel cuore? Perché?
«La risposta a questa domanda non è per niente facile… non esiste un coro in particolare, adoro tutti allo stesso modo. Quello che più mi é rimasto dentro però è il più recente: ‘Son talmente deficiente che non so stare senza te, scorre l’alcool nelle vene: tifo Alessandria Alè!’. Ci rappresenta proprio alla perfezione!»
C’è un giocatore a cui sei particolarmente affezionato?
«Devo dire che solitamente mi focalizzo più sul gruppo che sui singoli, quest’anno infatti mi sono reso conto della perfetta sintonia tra tutti i membri della rosa. Se dovessi però fare un nome, pronuncerei quello di Manuel Ferrani che purtroppo non è più qui: è una bellissima persona, un ragazzo semplice e puro.»
Quale coreografia della Nord ti è rimasta più impressa?
«Sinceramente non mi ricordo la data precisa, mi sembra fosse l’anno di Marescalco, in una partita interna con il Venezia… Erano ancora permesso fumogeni e torce, la curva era un vero spettacolo!»
Tre aggettivi che descrivano la tua Alessandria.
«Sicuramente Nebulosa: siamo Grigi e siamo fieri di esserlo, a causa però delle infamate societarie, della disperata opacità di alcune vecchie delusioni è inevitabile non avere una fitta allo stomaco. Caparbia: è un aggettivo che sintetizza completamente il nostro insaziabile orgoglio e la nostra grande forza di volontà. Poi Indomabile: perché, soprattutto quest’anno, mettere i piedi in testa all’Orso non è stato per niente facile, sia sul campo sia sui gradoni!»
Un breve commento sulla stagione di quest’anno.
«Questa per me è stata una stagione sopra le righe: ricordo le parole del Presidente questa estate, alla presentazione. Si era posto come obiettivo la parte sinistra della classifica, ebbene a dodici giornate dalla fine del campionato ci troviamo primi in classifica alla pari di due compagini attrezzatissime. Questa è sicuramente un’annata fantastica.»
Fai un appello al popolo alessandrino per convincerlo a venire a Mocca.
«Una cosa che mi darebbe davvero fastidio sarebbe vedere seimila persone nell’ultima di campionato contro il Venezia. Mi dispiacerebbe sapere che sono così tanti coloro che salgono sul carro del vincitore dopo un anno di sofferenze e sudate, dopo un anno che ha ballato sulla media dei duemila spettatori a partita. Non lo trovo giusto nei confronti di chi al Moccagatta, nel bene e nel male, ci verrà davvero per sempre. Detto questo, sveglia Alessandria… I Grigi non aspettano! Adoss!»

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