Addio Geppo, “eroe” di un tifo che non tornerà
E così, con la morte di Geppo, un altro pezzo di storia del tifo grigio se ne è andato.
Ormai non contiamo più le vittime di quella che sembra essere una maledizione che accompagna chi ha l’orso grigio nel cuore.
A questo punto, con tutte queste perdite, tifare Alessandria, purtroppo, non sarà mai più come prima.
L’US Alessandria, quella vera, potrà anche risorgere, i suoi eroi della nord no, resteranno solo nei nostri cuori… e non sarà mai abbastanza.
In questi momenti non voglio cadere nella retorica, mi tengo dentro i ricordi dei tanti momenti vissuti con lui e ormai persi nel tempo della gioventù, al seguito dell’Orso Grigio: mi rivedo, ci rivedo con Chiarugi in testa al corteo nelle trasferte più folli e belle dei miei vent’anni.
Altro che dirette tv!
Io ero un po’ più vecchio (diciamo meno giovane) e Geppo e altri, ancora oggi, avevano iniziato a chiamarmi “capo” perché cercavo di calmare i “bollenti spiriti” in quei momenti in cui l’entusiasmo per l’Orso Grigio trascinava tutti oltre i normali confini della prudenza: mi sembra di sentire, qui, adesso, la sua voce.
Davanti a queste tragedie ti chiedi se ne è valsa la pena, per una squadra che ci dava pochissime soddisfazioni: col senno di poi, con gli anni, quei momenti di pura follia hanno però il sapore di una stagione che non tornerà ma che è una di quelle che ti dicono che è così, e solo così, che deve essere la vita di un vero tifoso.
E che una vita senza grandi passioni non vale la pena di essere vissuta.
Ciao, Geppo, il “capo” ti saluta.
Massimo Taggiasco
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