Amareggiati, ma si crede e si spera. Ora più che mai!
Non ho peli sulla lingua. Non ci siamo. Un sabato pomeriggio da dimenticare. Siamo solo all’inizio, va bene. Vogliamo tutto subito, forse hanno ragione. Forse perché aspettiamo da troppo? Pareggio da prendere e portare a casa? Ma che, scherziamo? Un’Alessandria che si accontenta di un pareggio? E si trova anche l’alibi della trasferta? No, mi dispiace, non ci si smuove. Non ci possiamo accontentare. Non possiamo permettercelo. Vogliamo il sogno. Vogliamo il nostro sogno. Non abbiamo già aspettato abbastanza? Basta con inutili premi di consolazione. Vogliamo viverlo quel sogno. Quel sogno ricorrente, che ci illude di continuo, che non arriva mai. Amarezza. Come può una squadra così importante, con degli interpreti scelti, tra i migliori, con un’esperienza alle spalle così ampia, supportati da una tifoseria così, con una grinta così, con delle potenzialità così. Non è ammissibile. Questione di tattica o di concentrazione? Poco importa. Questa Alessandria non piace. E si è così esageratamente critici perché si ha paura di ricaderci. In quel vortice senza fine.
In quel vortice che sembra avvicinarsi sempre di più all’oblio della mediocrità calcistica. Si ha paura di non raggiungere gli obiettivi. Si, è una paura. Lo sapete? Paura di non vedere per l’ennesima stagione tutti quei sorrisi intorno al Mocca. Paura di rivivere l’ennesimo anni allo sbaraglio, senza aspettarsi niente. Incertezza che tutte le domeniche ci accompagna allo stadio, tristi. Paura di essere delusi ancora e ancora di più. Così non va bene. Non va bene per noi, per la società, per i giocatori. Ce lo meritiamo forse? Dopo tutti questi anni di ingrigita sofferenza ci dobbiamo subire ancora qualche pena? Per quanto dobbiamo ancora stringere i denti? Dai non prendiamoci in giro. Così non va bene, e che non si dica chei tifosi si lamentano ma non sanno quanto sia difficile. Perché anche per noi è difficile. Siamo qui da quaranta, trenta, venti, dieci anni… Le vere difficoltà le abbiamo vissute anche e soprattutto noi. Stretti nella gioia e nel dolore. E quando arriva questa gioia? Carissima Dea Bendata, quando ti decidi a venirci incontro? Ti aspettiamo da quarant’anni, lo sai? Sei passata da Vercelli, da Novara… ma qui quando arrivi? Per carità, muoviti. Qui non se ne può davvero più. Sì, aspettiamo un’altra partita al Mocca, aspettiamo una reazione, un bagliore, un segno. Lo aspettiamo tutti, perché ci si sfoga e anche tanto, ma la solfa è sempre la stessa. Innamorati dell’Alessandria e sempre a cantare allo stadio. Finisce sempre così, come è iniziata tanti anni fa. Finisce continuando a iniziare. Forza Alessandria, si lotta tutti assieme, come abbiamo imparato a fare in tutto questo tempo, tra tutti questi ostacoli, per tutti questi anni.